giovedì 30 aprile 2009

Ammerican cars of Italy

E alla fine i geniali inventori della Duna sono sbarcati da vincitori oltre oceano. E non certo portando pacchi di Euro (che la Fiat non ha) ma, secondo l'accordo, offrendo le proprie tecnologie innovative e la propria rete di distribuzione in Europa ed America Latina. In cambio: 20% delle azioni da oggi (senza mettere una lira di capitale, che sarà messo dai contribuenti americani e canadesi) e controllo di 3 dei 9 membri del Consiglio di Amministrazione.


Come dire: il colosso americano ha bisogno della tecnologia e della rete di organizzazione (!) made in Italy. Se non fosse scritto su tutti i giornali, sarebbe da non crederci, soprattutto in un momento di diffuso scoramento sociale e politico, tra le macerie di terremoti di ogni tipo. Un po' di ottimismo è lecito? 


 

martedì 28 aprile 2009

Tra soldi e macerie....


http://www.gandhiedizioni.com/files/tag-f-35-joint-strike-fighter.html


Oltre 14 miliardi di euro per il caccia F-35
mentre mancano i soldi per i terremotati



Per i terremotati dell’Abruzzo sarebbero necessari 130 milioni nei prossimi sei mesi. Dove trovare questi fondi. La risposta è più semplice di quanto sembri: basterebbe bloccare l’enorme stanziamento che sta per essere destinato all’acquisizione del caccia statunitense F-35 Lightning II (Joint Strike Fighter) della Lockeed Martin.


13138_a29271
F-35 Joint Strike Fighter


Manlio Dinucci




Per i terremotati dell’Abruzzo il governo ha messo a disposizione 100 milioni di euro, ma ce ne vorranno molti di più: solo per le esigenze del ministero dell'interno, si dovranno trovare 130 milioni nei prossimi sei mesi. E, se si vorrà veramente ricostruire, occorreranno stanziamenti ben maggiori. Dove trovare questi fondi, in una fase di crisi come quella attuale, senza dover con ciò tagliare ulteriormente le spese sociali (scuola, sanità, ecc.)? La risposta è più semplice di quanto sembri: basterebbe bloccare l’enorme stanziamento che sta per essere destinato all’acquisizione del caccia statunitense F-35 Lightning II (Joint Strike Fighter) della Lockeed Martin.

La commissione difesa della camera ha già dato parere favorevole all’acquisizione del caccia e quella del senato lo farà entro il 16 aprile. Nel budget 2009 del ministero della difesa è già previsto uno stanziamento di 47 milioni di euro per l’F-35. E’ solo un piccolo anticipo: per partecipare al programma, l’Italia si è impegnata a versare oltre un miliardo di euro. Ma sono ancora spiccioli, di fronte alla spesa che il parlamento sta per approvare: 12,9 miliardi di euro per l’acquisto di 131 caccia, più 605 milioni per le strutture di assemblaggio e manutenzione. Complessivamente, 14,5 miliardi di euro. Saranno pagati a rate di circa un miliardo l’anno tra il 2009 e il 2026. Ma, come avviene per tutti i sistemi d’arma, il caccia verrà a costare più del previsto e, una volta prodotto, dovrà essere ulteriormente ammodernato. E’ quindi certo che l’esborso totale (di denaro pubblico) sarà molto maggiore di quello preventivato. Va inoltre considerato che l’aeronautica sta acquistando 121 caccia Eurofighter Typhoon, il cui costo supera gli 8 miliardi di euro. La partecipazione dell’Italia al programma del Joint Strike Fighter, ribattezzato F-35 Lightning (fulmine), costituisce un perfetto esempio di politica bipartisan. Il primo memorandum d’intesa è stato firmato al Pentagono, nel 1998, dal governo D’Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel 2007, dal governo Prodi. E nel 2009 è di nuovo un governo presieduto da Berlusconi a deliberare l’acquisto dei 131 caccia che, a onor del vero, era già stato deciso dal governo Prodi nel 2006 (v. il manifesto, 25-10-2006). Si capisce quindi perché, quando
il governo ha annunciato l’acquisto di 131 F-35, l’«opposizione» (PD e IdV) non si sia opposta.
L’Italia partecipa al programma dell’F-35 come partner di secondo livello: ciò significa che contribuisce allo sviluppo e alla costruzione del caccia. Vi sono impegnate oltre 20 industrie, cioè la maggioranza di quelle del complesso militare, tra cui Alenia Aeronautica, Galileo Avionica, Selex Communications, Datamat e Otomelara di Finmeccanica e altre non-Finmeccanica, come Aerea e Piaggio. Negli stabilimenti Alenia in Campania e Puglia, e successivamente in quelli piemontesi, verranno prodotte oltre 1.200 ali dell’F-35. Presso l’aeroporto militare di Cameri (Novara) sarà realizzata una linea di assemblaggio e collaudo dei caccia destinati ai paesi europei, che verrà poi trasformata in centro di manutenzione, revisione, riparazione e modifica. Dalla catena di montaggio italiana usciranno probabilmente anche i 25 caccia acquistati da Israele, cui se ne potranno aggiungere altri 50. Il governo lo presenta come un grande affare per l’Italia: non dice però che, mentre i miliardi dei contratti per l’F-35 entrano nelle casse di aziende private, i miliardi per l’acquisto dei caccia escono dalle casse pubbliche. Questa attività, secondo il governo, creerà subito 600 posti di lavoro e una «spinta occupazionale» che potrebbe tradursi in 10mila posti di lavoro. Una bella prospettiva quella di puntare, per far crescere l’occupazione, su uno dei più micidiali sistemi d’arma.
L’F-35 è un caccia di quinta generazione, prodotto in tre varianti: a decollo/atterraggio convenzionale, per le portaerei, e a decollo corto/atterraggio verticale. L’Italia ne acquisterà 69 della prima variante e 62 della terza, che saranno usati anche per la portaerei Cavour. I caccia a decollo corto/atterraggio verticale, spiega la Lockheed, sono i più adatti a «essere dispiegati più vicino alla costa o al fronte, accorciando la distanza e il tempo per colpire l’obiettivo». Grazie alla capacità stealth, l’F-35 Lightning «come un fulmine colpirà il nemico con forza distruttiva e inaspettatamente». Un aereo, dunque, destinato alle guerre di aggressione, a provocare distruzioni peggiori di quelle del terremoto dell’Abruzzo. Ma per le vittime non ci saranno funerali di stato, né telecamere a mostrarli.


mercoledì 22 aprile 2009

Rivalutazione della Repubblica di Salò

Sempre per spirito di provocazione...
vi inoltro un disegno di legge (n. 1360) “Ordine del tricolore” (che porta ad una sostanziale equiparazione fra ex Repubblica Sociale Italiana e Partigiani)
Che ne pensate?!

Click to View

allego solo la premessa...

CAMERA DEI DEPUTATI N. 1360

PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI

BARANI, ANGELI, BARBA, BARBIERI, BOCCIARDO, CALDORO,
CASTELLANI, CASTIELLO, CATONE, CESARO, CICCIOLI, CRISTALDI,
DE ANGELIS, DE CORATO, DE LUCA, DE NICHILO
RIZZOLI, DI BIAGIO, DI VIRGILIO, DIMA, DIVELLA, GREGORIO
FONTANA, FUCCI, GAROFALO, GIRLANDA, HOLZMANN, LABOCCETTA,
LO MONTE, GIULIO MARINI, MAZZONI, RICARDO ANTONIO
MERLO, MIGLIORI, PETRENGA, ROSSO, SARDELLI, SBAI,
TORRISI, VALENTINI, VENTUCCI, VESSA, ZACCHERA

Istituzione dell’Ordine del Tricolore e adeguamento
dei trattamenti pensionistici di guerra

Presentata il 23 giugno 2008

ONOREVOLI COLLEGHI ! — La presente proposta
di legge nasce dall’esigenza di attribuire
a coloro che hanno partecipato alla
seconda guerra mondiale un riconoscimento
analogo a quello attribuito ai combattenti
della guerra 1914-1918 dalla legge
18 marzo 1968, n. 263. L’istituzione dell’
« Ordine del Tricolore » deve essere considerata
un atto dovuto, da parte del
nostro Paese, verso tutti coloro che, oltre
sessanta anni fa, impugnarono le armi e
operarono una scelta di schieramento convinti
della « bontà » della loro lotta per la
rinascita della Patria.
Non s’intende proponendo l’istituzione
di questo Ordine sacrificare la verità storica
di una feroce guerra civile sull’altare
della memoria comune, ma riconoscere,
con animo oramai pacificato, la pari dignità
di una partecipazione al conflitto
avvenuta in uno dei momenti più drammatici
e difficili da interpretare della storia
d’Italia; nello smarrimento generale,
anche per omissioni di responsabilità ad
ogni livello istituzionale, molti combattenti,
giovani o meno giovani, cresciuti
nella temperie culturale guerriera e « imperiale
» del ventennio, ritennero onorevole
la scelta a difesa del regime, ferito e
languente; altri, maturati dalla tragedia in
atto o culturalmente consapevoli dello
scontro in atto a livello planetario, si
schierarono con la parte avversa, « liberatrice
», pensando di contribuire a una
rinascita democratica, non lontana, della
loro Patria.
Solo partendo da considerazioni contingenti
e realistiche è finalmente possibile
quella rimozione collettiva della memoria
ingrata di uno scontro che fu militare e
ideale, oramai lontano, eredità amara di
un passato doloroso, consegnato per sempre
alla storia patria.
Questo progetto di legge è coerente con
la cultura di pace e di pacificazione della
nuova Italia, post-bellica, repubblicana e
democratica; memore delle distruzioni
morali e materiali provocate dal conflitto
mondiale; orgogliosa della rinascita operata
dalla laboriosità del suo popolo; rinnovata
nelle istituzioni di una classe dirigente
espressa per la prima volta dal
popolo, libero e sovrano; consapevole della
necessità di rimarginare le ferite di un
passato tragico e cruento nell’interesse
dell’intera collettività.
Per queste considerazioni, attribuiamo
al progetto di legge in esame un forte
valore simbolico e sociale, che valga a
superare tutti gli steccati ideologici che
hanno reso difficile per troppi anni la
possibilità di riconoscere socialmente i
meriti e il sacrificio di coloro che hanno
combattuto consapevolmente per il Tricolore;
ad essi, dopo oltre sessanta anni dalla
fine della guerra e nel sessantesimo anniversario
della nostra Costituzione, il Parlamento
italiano, per motivi di equità e di
giustizia, deve tributare un riconoscimento
analogo a quello concesso ai cavalieri di
Vittorio Veneto.
Questo sarà costituito da un’alta attribuzione
onorifica, cioè l’appartenenza all’Ordine
del Tricolore e anche da un
miglioramento economico, doveroso per
chi ha dato tanto per la propria Patria.
In questo tempo di ristrettezze economiche
ci appare indizio di grande civiltà
pensare a chi ha combattuto e da anni
attende una revisione migliorativa dei trattamenti
pensionistici di guerra.
Il Parlamento ha riconosciuto più che
legittima l’aspirazione dei titolari di trattamento
pensionistico di guerra a ottenere
l’adeguamento economico delle proprie
pensioni, adeguamento che si ritiene non
sia ulteriormente procrastinabile, considerate
l’età avanzata dei soggetti e la lunga
attesa.
L’articolo 1 istituisce un nuovo ordine
onorifico, l’Ordine del Tricolore, comprendente
l’unica classe di cavaliere.
L’articolo 2 prevede che tale onorificenza
sia conferita:
a) a coloro che hanno prestato servizio
militare per almeno sei mesi, anche
a piu` riprese, in zona di operazioni, nelle
Forze armate italiane durante la guerra
1940-1945 e che siano invalidi; a coloro
che hanno fatto parte delle formazioni
armate partigiane o gappiste, regolarmente
inquadrate nelle formazioni dipendenti dal
Corpo volontari della liberta` , oppure delle
formazioni che facevano riferimento alla
Repubblica sociale italiana;
b) ai combattenti della guerra 1940-
1945; ai mutilati e invalidi della guerra
1940-1945 che fruiscono di pensioni di
guerra; agli ex prigionieri o internati nei
campi di concentramento o di prigionia.
L’articolo 3 determina le caratteristiche
dell’insegna, realizzata in bronzo, del nuovo
Ordine e rinvia a un decreto del Ministro
della difesa l’indicazione dei dettagli.
L’articolo 4 prevede che il Capo dell’Ordine
del Tricolore sia il Presidente
della Repubblica e che l’Ordine sia retto
da un consiglio composto da un tenente
generale o da un ufficiale con grado corrispondente,
che lo presiede, da due generali
e da un ammiraglio in rappresentanza
di ciascuna Forza armata, dal presidente
dell’Associazione nazionale combattenti
della guerra di liberazione
inquadrati nei reparti regolari delle Forze
armate italiane, dal presidente dell’Associazione
nazionale combattenti e reduci, dal presidente
dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia
e dal presidente dell’Istituto storico della
Repubblica sociale italiana.
Il presidente e i membri del consiglio
sono nominati dal Presidente della
Repubblica, su proposta del Ministro della
difesa.
L’articolo 5 prevede che le onorificenze
siano conferite con decreto del
Presidente della Repubblica, su proposta
del Ministro della difesa, previa domanda
presentata dagli interessati al Ministero
della difesa.
L’articolo 6 prevede che agli insigniti
dell’Ordine del Tricolore sia riconosciuto
un assegno vitalizio e che le domande e i
documenti necessari per ottenere l’onorificenza
siano esenti dall’imposta di bollo e
da qualsiasi altro tributo.
L’articolo 7 prevede l’adeguamento
pensionistico degli invalidi e mutilati di
guerra per l’alto valore sociale che essi
rappresentano.
L’articolo 8 prevede la copertura finanziaria.
L’articolo 9 reca la data di entrata in
vigore della legge.

lunedì 20 aprile 2009

MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO...

Vi riporto qui sotto un intervento che in questi giorni sta girando parecchio via internet.
Sembra sia di un tale Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia.
Provocazione? Forse: ma a volte le provocazioni servono a far sì che la nostra testa non si addormenti definitivamente...

"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." (di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)
 
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.

Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.

Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.

Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.

C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?

Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.

Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c'è.

Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.

Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.

Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.

Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.

Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.

Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.

Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.

Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.

E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.


Giacomo Di Girolamo


venerdì 17 aprile 2009

Mario il benzinaio ha chiuso

mario benzinaio chiusoNon so se l'avete notato, ma Mario, il benzinaio di Via Centostelle ha chiuso dall'ultimo dell'anno.
Io non me ne ero accorto, ma vedendo il cartello e lo scotch intorno alle colonnine mi è preso un attacco di nostalgia.
Mi sono scorsi davanti i pomeriggi interi passati al campino di dietro a giocare a calcio con gli amici, a volte anche 1 contro 2 ed una volta 1 contro 3 (tra cui il prete) e quando la palla ci andava oltre l'inferriata, se Mario non ce la rendeva subito, scavalcavamo... perché fare il giro dal cancello era troppa strada.
Vabbeh, passato il momentino triste...
Ciao!
mario benzinaio chiuso 2


mercoledì 8 aprile 2009

Papilloma Virus

Campagna di vaccinazione gratuita della Regione Toscana per le ragazzine dai 12 ai 16 anni...
Tutto bene, ma il manifesto mi sembra un po' offensivo per tutte le brave ragazze che ci sono!


PAPILLOMA VIRUS