giovedì 30 ottobre 2008

Pasolini e gli italiani...

Pier Paolo Pasolini
La poesia

Pasolini e gli italiani...



[...]
L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai


da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,


di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.


Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza


a vedere morire nel modo più atroce 
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
[...]
(Da: "La Guinea", Poesia in forma di rosa, in "Bestemmia", volume primo, Garzanti, Milano 1993)



 







Audio e video: "Pasolini e gli italiani.ram" (Rai), dal finale del film di Marco Tullio Giordana, Pasolini, un delitto italiano (1995) (Youtube)


 
[Testo in inglese]


Intelligence will never have much value
in the collective judgment of this public's opinion.
Not even the blood of concentration camps


could draw from a million of our nation's souls
a clear judgment of pure indignation.
Each idea is unreal, every passion unreal,


in a people who lost their unity centuries ago
and use their gentle wisdom
only to survive, and not to gain freedom.


To show my face -my leanness-
to raise a single, childlike voice,
makes sense no longer. Cowardice accustoms us


to seeing others die atrociously,
locked in the strangest indifference.
So I die, and this too causes me pain.

domenica 26 ottobre 2008

«Veltroni  si dovrebbe rassegnare: ha perso e per cinque anni non c'è più niente da fare. Invece di fare manifestazioni, dovrebbe andarsi a riposare, per prepararsi a fare una bella campagna elettorale tra cinque anni, ci lascerebbe così lavorare meglio e con più profitto per gli italiani».


Queste le parole di un autentico democratico. E tanto per rassicurarci sul fatto che "lavora bene e con profitto", poco dopo soggiunge:


«Hanno usato strumentalmente la scuola. Pensate all'università, non abbiamo ancora fatto nulla e già ci hanno mosso critiche e mosso gli studenti nelle strade con una strumentalizzazione difficilmente definibile anche di studenti e bambini».


Chissà se faceva qualcosa... ma lo sa che la legge 133 (di cui parlo in un post precedente) è già legge dello Stato da agosto 2008?

mercoledì 22 ottobre 2008

Il dialogo del premier con l'Università...

Berlusconi oggi: "Non permetterò l'occupazione delle Università. L'occupazione di luoghi pubblici non è la dimostrazione dell'applicazione della libertà, non è un fatto di democrazia, è una violenza nei confronti degli altri studenti che vogliono studiare. Convocherò oggi  il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa succedere".


[Per la cronaca vi informo che buona parte delle occupazioni prevede la prosecuzione della didattica, una sua "trasformazione" per renderla visibile in piazza o un suo blocco solo temporaneo].


Lo stesso giorno, Napolitano scrive a studenti, dottorandi e ricercatori della Sapienza: "E' indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni". "[Sulla] tematica degli ordinamenti e della gestione del sistema universitario è atteso un confronto tra il governo e gli organismi rappresentativi delle Università''.


Per la cronaca, se vi fosse sfuggito, a oggi non c'è nessun "tavolo" di discussione tra il Governo e l'Università sulla sedicente riforma.


E' troppo dire ci si avvicina pericolosamente a una concezione autoritaria dello Stato?

Università davvero in pericolo!

Spero che vi sia giunta all'orecchio la notizia della grande manifestazione in difesa della scuola e dell'Università di martedì scorso (40000-60000 persone solo a Firenze). Era da un po' che non tornavo in piazza, ma credo che stavolta sia proprio necessario mobilitarci.


In particolare per quanto riguarda l'Università e gli enti di ricerca pubblica, la legge 133 (già approvata alla chetichella in estate, coglioni noi...), mi pare rischi di essere proprio un "salto di qualità", non sono i "soliti" tagli... Nello specifico (cito da dica133)


1) riduzione del turn-over al 20% per le Università (su 5 che vanno in pensione 1 solo verrà assunto) nel periodo 2009-2013 con la seguente riduzione di finanziamento (-64 milioni-euro nel 2009, -190 milioni-euro nel 2010, -316 milioni-euro nel 2011, -417 milioni-euro nel 2012, -455 milioni-euro nel 2013).


2)  Il finanziamento dell’abolizione dell¹ICI sulla prima casa per le famiglie con redditi alti si basa tra gli altri sul decreto legge n. 93/2008 che ridurrà ogni anno (fino al 2013) di 467 MILIONI DI EURO il fondo statale di finanziamento ordinario delle università.


Sommando i soli tagli all¹università provenienti da ICI e turn-over si ha che nel quinquennio 2009-2013 ci sarà una riduzione di quasi 4 miliardi di euro (circa 8.000 miliardi delle vecchie lire!!).


3) Nella legge n. 133/08 viene inserita una norma che concede la possibilità alle università italiane di trasformarsi in fondazioni private. Sono del tutto evidenti i rischi per l¹autonomia degli atenei e dei docenti oltre che per quei settori e ambiti di ricerca che non sono appetibili sul piano economico. Di fatto il combinato disposto ­ taglio indiscriminato delle risorse e possibilità di trasformazione in fondazione privata ­ rischia di modificare il sistema universitario nazionale in un sistema di formazione estremamente
debole e con accessi differenziati in base al censo.


4) Concreto e prossimo rischio di licenzialmento per i precari. Infatti l’articolo 49 della legge 133/2008 non permette l’utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell’arco del quinquennio ultimo e il 37-bis inserito nel ddl 1441 in iter d¹approvazione parlamentare blocca la procedura delle stabilizzazioni. Come dire: lavoro precario non più, lavoro a tempo determinato mai più.


Oltre alla petizione che trovate sul sito che vi ho segnalato (fatto dai precari di Scienze Politiche di Firenze), non posso non ricordarvi


- la manifestazione nazionale per la scuola a Roma il 30.10 p.v.


- la manifestazione nazionale per l'Università e la ricerca a Roma il 14.11 p.v.


Temo che non riusciremo a fermarli, ma almeno credo ci si debba provare...

Sul ponte di Giussano noi ci darem la mano

Il ponte in questione è quello della cosiddette "classi ponte" previste da un recente emendamento proposto dalla Lega con il pretesto di favorire l'integrazione linguistica dei figli degli immigrati, necessaria per il loro corretto inserimento nella scuola italiana.
Anche oggi il Berlusca ripete:"la proposta delle 'classi ponte' per i figli di immigrati non è dettata da razzismo ma da buonsenso. Conoscere la lingua italiana è necessario".

Detta così uno cosa si immagina? Una specie di corso di lingua propedeutico.
Ed infatti il testo dell'emendamento recita:

"Il governo è impegnato a favorire, all'interno delle predette classi di inserimento, l'attuazione di percorsi monodisciplinari e interdisciplinari, attraverso l'elaborazione di un curricolo formativo essenziale, che tenga conto di progetti interculturali, nonché dell'educazione alla legalità e alla cittadinanza:

a) comprensione dei diritti e doveri (rispetto per gli altri, tolleranza, lealtà, rispetto della legge del paese accogliente);

b) sostegno alla vita democratica;

c) interdipendenza mondiale;

d) rispetto di tradizioni territoriali e regionali del Paese accogliente, senza etnocentrismi;

e) rispetto per la diversità morale e cultura religiosa del Paese accogliente"

Siamo veramente dei grandi: a questi bambini e ragazzetti immigrati offriamo non solo un corso di lingua, ma il pacchetto completo affinché imparino davvero a comportarsi bene e seguano l'esempio di noi che siamo già bravi!
Perché sicuramente l'Educazione non l'avranno imparata dai loro genitori, che provengono certamente da civiltà tribali (probabilmente da uno dei "paesi canaglia").

Si noti per altro che non si parla di età, per cui suppongo provvedimenti di cui sopra (educazione alla legalità, rispetto della legge del paese accogliente etc.) sarebbero rivolti anche a bambini piccoli...

Mi auguro che almeno di fronte a questo tema il Pastore Tedesco faccia una bella abbaiata (tanto deve comunque metter bocca nelle cose di casa nostra): ovviamente però non prima di aver risolto la pratica Eluana (ogni cosa ha la sua priorità...)

martedì 21 ottobre 2008

Gelmini la Brunetta

Ebbene sì, al fin giungo anch'io ad unirmi a questo covo di sovversivi (mi farà sentire un po' più giovane...)
Con un indubbio tocco di originalità vorrei dare anch'io qualche spunto di riflessione circa la riforma della scuola alla quale vedo che avete dedicato già qualche post.
Dunque, reduce da una serata di resistenza presso la Casa della Cultura di via Forlanini, vorrei sottolineare un aspetto del famoso decreto Brunetta che forse è passato inosservato ma al cui confronto secondo me la storia del maestro unico della Gelmini l'è roba da bambini.

Dunque, innanzi tutto ricordo che nella Costituzione (art. 77) sta scritto che:


"Il Governo NON può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni
."

mentre ultimamente questi decreti legge sono la norma (e non mi sembra che, ad esempio, il maestro unico del decreto Gelmini risponda a requisiti di urgente necessità).
Ma lasciamo pure fare questo aspetto...

Il fatto è che nel succitato Decreto Brunetta, al comma 4 dell'art. 64 (Disposizioni in materia di organizzazione scolastica), sta scritto:


"Per l'attuazione del piano di cui al comma 3, con uno o più regolamenti da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto ed in modo da assicurare comunque la puntuale attuazione del piano di cui al comma 3, in relazione agli interventi annuali ivi previsti, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza unificata di cui al citato decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, anche modificando le disposizioni legislative vigenti, si provvede ad una revisione dell'attuale assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del sistema scolastico, attenendosi ai seguenti criteri:

    a. razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso, per una maggiore flessibilità nell'impiego dei docenti;

    b. ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali;

    c. revisione dei criteri vigenti in materia di formazione delle classi;

    d. rimodulazione dell'attuale organizzazione didattica della scuola primaria;

    e. revisione dei criteri e dei parametri vigenti per la determinazione della consistenza complessiva degli organici del personale docente ed ATA, finalizzata ad una razionalizzazione degli stessi;

    f. ridefinizione dell'assetto organizzativo-didattico dei centri di istruzione per gli adulti, ivi compresi i corsi serali, previsto dalla vigente normativa
."

Ovvero, una legge già di per sé approvata per decreto, prevede che, relativamente a tutto ciò che concerne il sistema scolastico (non so cosa resti del sistema scolastico al di fuori di quanto previsto dai punti a, b, c, d, e, f del succitato comma), il governo possa modificare il tutto "con uno o più regolamenti da adottare entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore... anche modificando le disposizioni legislative vigenti": ossia, la scuola può essere stravolta tramite dei semplici regolamenti del governo, al di fuori di qualunque discussione parlamentare...

Vien voglia di citare ancora il buon Calamandrei che sempre l'11 febbraio 1950 affermava:


"La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". Ha la sua posizione, la sua importanza al centro di quel complesso di organi che formano la Costituzione. Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l'ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. Quegli organi attraverso i quali la politica si trasforma in diritto, le vitali e sane lotte della politica si trasformano in leggi. Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l'organismo costituzionale e l'organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell'organismo umano hanno la funzione di creare il sangue [...].
La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall'afflusso verso l'alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l'alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società [...].
A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità (applausi). Ma questo può farlo soltanto la scuola, la quale è il complemento necessario del suffragio universale. La scuola, che ha proprio questo carattere in alto senso politico, perché solo essa può aiutare a scegliere, essa sola può aiutare a creare le persone degne di essere scelte, che affiorino da tutti i ceti sociali
."

Povera scuola: "organo costituzionale, organo centrale della democrazia", in balia di regolamenti del governo di turno...

Sono stato un po' lungo? Beh... è il mio primo intervento ma direi che mi son rifatto... almeno a quantità di parole!

P.S. 1 - sembra, tra l'altro, che questa pratica di delegificazione in base a cui la legge stessa demanda la sua funzione a regolamenti dell'esecutivo sia stata ereditata dal buon Bassanini del governo di centrosinistrorsa memoria (non sempre è tutta colpa di Silvio...)

P.S. 2 - sembra anche che, quando si fece la riforma scolastica che introdusse il "modulo" con la riforma dei programmi e i 3 insegnanti nelle elementari, se ne cominciò a parlare nella prima metà degli anni '80 e la cosa andò a regime solo negli anni '90; indubbiamente da questo punto di vista il Berlusca è molto più efficiente: in pochi mesi sistema tutto!

sabato 18 ottobre 2008

Gli scienziati americani ci vedono così...

La prestigiosa rivista scientifica americana "Nature" pubblica un editoriale, dal titolo "Tagli spietati", in riferimento alla politica del governo Berlusconi sulla ricerca, definita stolta (unwise) e poco lungimirante (short-sighted). 


Solida anche l'obiezione alla geniale affermazione di Brunetta ("i ricercatori sono un po' come capitani di ventura, se li stabilizziamo li facciamo un po' morire"), in cui si ricorda che, perché la ricerca sopravviva, è necessario mantenere un "sano" rapporto numerico tra personale stabilizzato e precario.


Saranno comunisti? O forse il fragile e criticabile sistema della ricerca in Italia è davvero a rischio?

Novità sulla scuola...

« "Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.


Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece cha alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.


Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico" »


Piero Calamandrei, Scuola Democratica, 20 marzo 1950. Discorso pronunciato al III Congresso dell’ Associazione a difesa della Scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950.


Servono commenti?

Giù le mani dalla scuola

Cari amici del Blog! Finalmente riesco a riconnettermi (in più di un senso….) e…ma quanto avete scritto!!!!!!!!!!! Bravi!!!!!!!!!!!!!!!!! Sto per inondarvi di considerazioni sul caos per niente calmo in cui è piombata la scuola in questi giorni. Quindi, se  ripeto qualcosa di già scritto, perdonatemi, appena mi metto in pari a leggere i vostri articoli rispondo. Per ora….sopportatemi!!!!!!!


Intanto due informazioni riepilogative.


 


Decreto legge 25/giugno


http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/08112d.htm


 


Legge 133/08 6 agosto 2008


 http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm


 


Decreto legge 137/08 28/08/08 (Gelmini)


http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/testo_


 


Durante l’estate il governo, ovvero in questo caso Brunetta Tremonti e Gelmini, ha messo mano attraverso una serie di decreti leggi vari provvedimenti volti a risanare il bilancio italiano attraverso una  campagna contro gli sprechi e gli abusi (la polemica sui “fannulloni”) del servizio pubblico. 


 Per quanto attiene alla scuola, questo ha significato un piano di tagli molto ingenti decisi nel testo della finanziaria, (si parla di circa 8 miliardi), implicanti una stretta sul personale ATA (assistente tecnico amministrativo)  e Docente.


Il piano finanziario si è poi gemellato con quello che viene ormai chiamato “decreto Gelmini”, attualmente sul tavolo del Senato in attesa di approvazione, volto alla  riforma (ma il termine è discutibile) della scuola pubblica e dell’università. I cambiamenti preannunciati in questi testi di legge sembrano ispirati allo spirito di contenimento della spesa incoraggiato da Tremonti.


 


Il maestro unico alle elementari


Aumento del numero minimo degli studenti per istituto (accorpamenti degli istituti al di sotto)


Ridefinizione dei criteri di formazioni delle classi


L’aumento del numero massimo e minimo (E MINIMO!) degli alunni per classe


Blocco del turn over (cioè delle assunzioni dei precari)


Ridefinizione delle classi di concorso in funzione di una maggiore flessibilità del corpo docente


La possibilità di trasformazione degli atenei universitari in Fondazioni private


 


Certo anche molto altro, tra cui ad esempio: nuovi criteri di valutazione del comportamento degli studenti (bocciatura per il 5 in condotta), nuove norme in materia di scelta dei libri di testo volti a contenere le spese delle famiglie negli anni.


Vorrei commentare però solo alcuni aspetti di questa manovra articolata, la cui comprensione in toto non è facile, soprattutto per gli scenari nuovi che apre.


 


1.        Dopo tanti disastrosi tentativi, da destra e da sinistra, di riformare la scuola italiana, oggi assistiamo ad una novità: un progetto di riorganizzazione del sistema scolastico ispirato a criteri non pedagogici ma economici, unicamente economici: è Tremonti a indicare quanto e cosa tagliare, la quantità/la qualità


2.        Si procede per decreto legge palesando il  rifiuto di ogni contrattazione o problematizzazione della proposta fatta


3.        Lo spirito dei tagli rifugge ogni criterio qualitativo o meritocratico. Si taglia, attenzione, non posti in esubero, ma posti che risulteranno vacanti grazie all’accorpamento delle classi. Avremo classi più numerose e docenti di ruolo rimasti chiamati a coprire i buchi rimasti, con un evidente peggioramento della qualità del servizio offerto.


4.        Il maestro unico impiegato per 24 ore settimanali metterà e forte rischio il tempo pieno. Il ministro smentisce ma se si fanno sue conti…. Certo un maestro su tre resterà a disposizione per il pomeriggio, dati i tagli sul personale ma…con che criterio si scelgono i maestri del mattino e quelli del pomeriggio? Se le attività del maestro unico si svolgono la mattina il pomeriggio cosa diventa? Dopo scuola? Baby parking?


5.        Si parla di una globale riduzione del monte orario scolastico, nella scuola di Primo e di Secondo grado. Mi chiedo: a parte il fatto che un Paese dovrebbe puntare a tenere i figli a scuola più che meno, come reagiranno  tante famiglie  di fronte al problema di gestire la presenza del figlio a casa nel pomeriggio? Certo il governo ama e sostiene la famiglia modello presepe, ma qualcuno ha spiegato  loro che oggi il lavoro femminile non è più (ammesso che lo sia mai stato) un vezzo da casalinghe annoiate ma una scelta consapevole e per molte donne una vera necessità e che in aumento sono le disgregazioni dei nuclei familiari per i motivi più vari?


6.        Si parla di una scuola mangia soldi: bisogna risparmiare? Io nella pubblica ci lavoro e credetemi….non è una sala da tè del Lions. Mancano strutture, laboratori, computer, docenti (SIIIIIIIIIIIIIIIIIII QUELLIIIIIIIIIIIIIIIIIII), tecnici di laboratorio, materiali bibliografici, sostegno ai diversamente abili, fondi per le attività di recupero, e via dicendo….Su cosa di grazia risparmiare?


7.        Sui precari direte voi? Già anch’io, da giovane precaria,  lo so: se non c’è posto si cambia lavoro. A parte le difficoltà oggettive di questo. Tira via per persone come me, entrate a loro consapevole rischio e pericolo nella scuola, sapendo che avrebbe anche potuto essere una causa persa e pronte, quindi a reinventarsi….(anche se mi trema la mano nello scrivere sta frase). Ma la scuola campa da anni su precari definiti storici, perché ormai da 10, 20, anni in cattedra tutti i primi settembre, licenziati, a volte il 23 dicembre, per essere riassunti i 7 gennaio(::::), sfruttati perché meno costosi (I contratti annuali, scadono quasi sempre il 30 giugno. Quindi perché assumere, il supplente è più conveniente). Carne da lavoro. Dice la Gelmini non licenzieremo nessuno, il contratto pubblico non lo permette. Il precario , anche quando ha 55 anni e insegna da una vita e magari anche molto, molto bene, non occorre licenziarlo, basta non riassumerlo e tanti saluti.


8.        Si sostiene da parte della maggioranza che la strada di una progressiva privatizzazione del mondo della scuola e dell’università porterà ad un sistema più efficiente e produttivo. Non sono contro a priori ma….dov’è il privato in Italia? Chi sono i privati in Italia? Esiste un mercato libero in Italia? Quale pluralità nell’offerta formativa può esserci in Italia? La Chiesa e….? Berlusconi e…?


9.        Certo mi direte: ci sono tanti prof che non fanno il loro dovere, che rubano lo stipendio, che mandano i falsi certificati di malattia, certo! Ne conosco anche qualcuno…ma resteranno a scuola, sono di ruolo e nessun provvedimento di verifica della qualità della loro professionalità verrà messo in atto. Anche le SSIS  vengono chiuse. Se c’era una speranza che in Italia si affermasse l’idea che insegnare è una professione con competenze specifiche, didattiche, comunicative, relazionali oltre che culturali, adesso è affondata.


10.     Ultimo (ma ne avrei altre da dire….) Si deve tutti risparmiare no? Noi tagliamo i fondi alla pubblica istruzione ma manteniamo contingenti militari all’estero nel sostenere posizioni internazionali di dubbio valore etico. Spediamo l’esercito nel Sud ma tagliamo i fondi a chi,  a scuola, coltiva la  cultura della legalità, dell’integrazione, della pace. Meglio i muscoli dei libri? Forse…


11.     La Gelmini tuonerebbe a questo punto: Il primo punto del mio decreto rende obbligatoria la storia civica! A parte il fatto che la si insegna da sempre…che senso ha in un contesto in cui si propongono classi differenziali per immigrati, e si prospettano classi di 35 allievi ciascuna, per tenere buone le quali, certo che mi serve il 5 in condotta  e possibilmente anche di più (un mio collega filgovernativo trattandomi da idiota mi suggeriva la possibilità di utilizzare moderne tecnologie tipo….il microfono!!!!!!!!!!!!)


 


Chiudo, ma solo per il momento. Un’ultima riflessione.


 Il mondo della scuola si è svegliato (durerà?) in questi giorni. Gli studenti si sono per una volta ricordati che i prof non sono solo i protagonisti di You tube, ma anche  e spesso per la maggioranza, checchè se ne dica a giro,  i loro principali interlocutori nel mondo dell’istruzione, con capacità, competenze, dedizione, passione per loro, prima ancora che per le loro materie. SI occupa, si parla insieme, INSIEME, non solo CONTRO, ma anche PER.


Allora vi prego, visto che tutti o molti di noi abbiamo figli, o li avremo e apparteniamo a quella società civile che a scuola è cresciuta, nel bene e nel male. Sosteneteci. Come? Andando oltre il luogo comune, del prof fannullone..incontrateci, aiutateci a proporre, fatevi sentire senza giustizialismi emotivamente appaganti ma sterili. La scuola è nostra, è il nostro futuro, è il punto da cui ripartire. Giù le mani dalla scuola!


 

venerdì 17 ottobre 2008

FIDUCIA NEL GOVERNO: GELMINI UNA STAR

Sento un po di fiacca nel blog... provo a tornare niccurturale:

<<

Sondaggio Ipr marketing per Repubblica.it sulla fiducia al governo
Il Presidente del Consiglio mai così in alto da maggio. Stabile il governo


Il premier al massimo della fiducia
Tremonti, Gelmini, Brunetta: le star


Tra i partiti bene l'Udc e Di Pietro. Il Pd per la prima volta sotto il 30 per cento
di CLAUDIA FUSANI





Il premier al massimo della fiducia Tremonti, Gelmini, Brunetta: le star


ROMA - Un uomo solo al comando, si chiama Silvio Berlusconi: il 62 per cento degli italiani ha fiducia in lui come premier, come leader e come capo del governo. Nonostante la crisi economica, nonostante le pessime notizie che arrivano dal fronte della spesa pubblica, del costo della vita e dell'inflazione. Nonostante governi a colpi di decreti e fiducia, abbia traslocato Palazzo Chigi a palazzo Grazioli, la sua residenza privata, e tutto il modo di procedere di questo governo sia sempre più simile a una gestione aziendale e il consiglio dei ministri a un consiglio di amministrazione. Nonostante, ancora, i lodi che via via "salvano" lui in quanto premier (Alfano), i manager (lodo Cicolani-Paravia) e l'anziano giudice Corrado Carnevale, quello che in Cassazione "ammazzava" le sentenze di mafia, che definì Giovanni Falcone "un cretino" e che potrebbe diventare primo presidente della Cassazione.

Nonostante tutto questo, che sono i capi d'accusa secondo l'opposizione, il gradimento di Silvio Berlusconi cresce di due punti e non è mai stato così in alto dall'inizio della legislatura. Lo dice il sondaggio Ipr marketing per Repubblica.it. Le interviste sono state effettuate il 13 e il 14 ottobre, hanno coinvolto mille cittadini italiani residenti in Italia e disaggregati per sesso, età ed area di residenza. Ha risposto il 93 per cento degli intervistati. Il sondaggio misura la fiducia anche nel governo (costante, 54%) e in ogni singolo ministro. Nella squadra di Palazzo Chigi, Giulio Tremonti strappa il trono a Roberto Maroni grazie a un balzo in avanti di cinque punti percentuale.

Silvio, prima di tutto. Ipr marketing ha misurato con costanza mensile, dall'8 maggio giorno in cui il governo ha giurato, la febbre della fiducia nel premier da parte degli italiani. E mai era arrivata al 62 per cento, due punti percentuale in più rispetto al 15 settembre (60%), nove in più rispetto alla partenza. Il Cavaliere è stato sempre in costante crescita tranne nella rilevazione di metà luglio. Tiene anche la squadra di governo: il suo gradimento resta costante (54%) rispetto a un mese fa, a maggio era partita dal 49 per cento. In generale si può dire che il momento di maggiore difficoltà per il team di Berlusconi sia stato a luglio, nel pieno della discussione sulla legge sull'immunità alle più alte cariche dello stato.

Giulio batte Roberto. Piccoli terremoti in vetta alla classifica del gradimento nei confronti di ogni singolo ministro. Per la seconda volta Giulio Tremonti conquista il podio più alto (la prima fu a giugno) scalzando per un punto percentuale il collega dell'Interno Roberto Maroni. Il professore ha dimostrato, così almeno dice il sondaggio, di saper tenere dritta la barra nelle tempeste economiche e finanziarie di queste settimane. Soprattutto ha dimostrato che il suo pessimismo, quello per cui ha spiegato di aver blindato a luglio la finanziaria perché in autunno ci sarebbero state tempeste, era fondato e motivato. Gli italiani ricordano e lo premiano. E' sotto di un punto, ma costante rispetto al mese prima, Maroni che tiene duro su immigrazione, lotta alla criminalità e la spunta sul collega alla Difesa Ignazio La Russa circa l'impiego di militari lungo il litorale domizio per fronteggiare i casalesi.
<b>Il premier al massimo della fiducia<br/>Tremonti, Gelmini, Brunetta: le star</b>

Il ministro Brunetta prova i nuovi tornelli all'ingresso di palazzo Chigi




Brunetta incalza. A quanto pare possono di più i tornelli d'ingresso per i dipendenti di Palazzo Chigi, la campagna sui fannulloni e il piano di taglio dei costi della burocrazia che non la previsione di non assumere un terzo dei ricercatori con contratto a termine. O, in parte c'entra un po' anche lui, la privatizzazione delle università. Renato Brunetta, che firma entrambi i provvedimenti, cresce di due punti percentuale (60% di gradimento), sale al terzo posto della classifica, a parità con il titolare della Farnesina Franco Frattini (60%), e si conferma in assoluto il più gradito della squadra di governo. A maggio era al palo, al 45%, tra i più bassi. A giugno, con la campagna sui fannulloni, era già schizzato al sessantuno per cento, secondo solo a Berlusconi.

Stabili Sacconi e Alfano. Alitalia, nel cui decreto era stato infilato lo scherzetto del lodo salva-manager, e riforma della giustizia non pesano sul termometro della fiducia dei titolari del Welfare e Giustizia. La lunga e drammatica trattativa sulla cessione a Cai della compagnia aerea nazionale, il pugno di ferro di Sacconi contro quello di velluto di Letta (non misurato in quanto non è ministro) non spostano il gradimento (58 per cento) nei confronti del ministro del Lavoro. Gradimento che addirittura migliora (di due punti fino ad arrivare al 54%) nei confronti del ministro Guardasigilli.

Gelmini, è nata una stella. Proprio così, altro che grembiuli, maestri unici e otto miliardi di euro di taglio alla scuola pubblica. La giovane ministra della Pubblica Istruzione mette a segno in questo mese il balzo in avanti più consistente,quattro punti (42%) contro i cinque di Tremonti. Eppure le città sono piene di cortei, manifestazioni e sit-in. Tutti contro "Santa Ignoranza" che ha il volto gentile del ministro.

Carfagna, sempre meglio. Il ddl sul federalismo non porta voti ai leghisti: Bossi e Calderoli, che di quella legge sono i depositari, restano stabili, anzi il Senatur scende di un punto. Piacciono, invece, la legge sulla prostituzione e quella sullo stalking (minacce telefoniche), fiori all'occhiello del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna che guadagna due punti, arriva al 44 per cento e non era mai stata così in alto nei sondaggi di Ipr marketing.

E nel dettaglio... Il sondaggio questa volta cerca di andare oltre la semplice fiducia e di individuarne i motivi sulla base di quattro indicatori: determinazione, sincerità, competenza e capacità comunicativa. Combinando i risultati, vince alla grande Renato Brunetta: è il più sincero e il più determinato; è al secondo posto per la competenza e al terzo per la capacità comunicativa. Un trionfo. Lo segue Maroni, grande comunicatore, semplice, schematico, la concessione dell'occhialino rosso che non guasta. Tremonti risulta il più competente ma resta in fondo (rilevate solo le prime cinque posizioni) su sincerità e comunicativa.

La fiducia nei partiti. La più premiata è l'Udc (ma non c'era ancora la notizia del sindaco arrestato in Calabria per collusione con l'ndrangheta) che sale di cinque punti percentuali (25%). Il partito di Casini resta ultimo preceduto dalla Lega stabile al 30%. Si muove la situazione in testa. Primo il partito del Popolo della Libertà (54%), seguito da Di Pietro il cui gradimento cresce di due punti (46%). Perde invece un punto e va per la prima volta sotto il 30 per cento il Partito Democratico. A maggio era al 38 per cento. Non bello un anno dopo il trionfo delle primarie.

[fonte: repubblica.it]
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Questo è un sondaggio commissionato da Repubblica, ma allora questo governo sta lavorando bene?

Cosa c'è che non quadra... a sentire gli interessati dei settori soggetti ai tagli traspare che le manovre del governo siano pazzesche, ma il consenso non accenna a calare, anzi per la Gelmini sale...

Mi chiedo perchè gli Univerisitari protestano contro il ministro che taglia e non chiedono le dimissioni dei Rettori e tutto il loro entourage (che sono quelli che così male hanno gestito i pochi soldi che c'erano)?

bye
Sauro

giovedì 2 ottobre 2008

Maschilismo Vs Emancipazione Femminile 1-0

Ieri sera a mezzanotte e mezzo tornavo dal portare la macchina fuori zona per la pulizia delle strade, carico di zaino, zainetto, valigetta e chitarra, dopo una prova musicale.
Mi affianca una macchina ed una ragazza che avrà potuto avere 25 anni mi chiede:
"Ciao, vuoi un passaggio per qualche parte?"
Io, non vedendola in viso, pensavo fosse qualcuno che conoscevo e che mi facesse uno scherzo, quindi cerco di avvicinarmi e le chiedo:
"Scusa, ma... ci conosciamo?" - E lei:
"No, ma è che ti ho visto carico con la chitarra e, anch'io ho qua dietro una chitarra, mi sono fermata per simpatia"
Ho titubato un secondo e poi:
"Grazie davvero, ma sono quasi arrivato"
"Vabbeh, allora ciao"
"Ciao e grazie comunque".

Ovviamente, il commento di mia moglie è stato: "Voleva imbroccarti!".

Ora, ripensandoci, mi rendo conto che ho risposto negativamente per un motivo e un po' me ne vergogno: sorpreso dal fatto che una ragazza, così tardi di notte, mi offrisse un passaggio, credo di essermi sentito un po' ferito nel mio orgoglio maschile/maschilista e temo invece di aver offeso questa ragazza, musicista anche lei e che forse voleva veramente solo essere carina con un "collega" che sembrava in difficoltà...

Forse davvero i tempi sono cambiati?

mercoledì 1 ottobre 2008

Renzi sindaco?

Matteo Renzi si candida Uomo del Rinnovamento...
Anche se mi sta un po' antipatico (a pelle) non sono prevenuto e vorrei dargli fiducia.
Anche se come si legge su un articolo di Repubblica, dichiara:

«Se perdo uscirò fischiettando da Palazzo Medici Riccardi e sosterrò chi vince: proverò l´ebbrezza che i politici di solito non provano: quella di tornare a lavorare»

E' un'implicita, e neanche tanto, ammissione che chi fa politica non "lavora", giusto?