lunedì 12 ottobre 2009

come siamo arrivati fino a qui?

Da Il Fatto Quotidiano di venerdì 9 ottobre 2009

0102
COME SIAMO
ARRIVATI FIN QUI
M i chiedo: com’è possibile che di certe cose si discuta?
Com’è stato possibile che, per secoli, milioni di
persone siano state convinte che gli ebrei non potessero
godere dei diritti più elementari; e che, periodicamente,
fosse ritenuto giusto che essi perdessero il diritto alla vita?
Com’è stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano
state convinte che era giusto per conti, baroni e principi,
avere il diritto di violentare le donne loro suddite quando
queste si sposavano (si chiamava “jus primae noctis”)? Com’è
stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state
convinte che i “negri” fossero una razza inferiore? Com’è
stato possibile che, per secoli, milioni di persone siano state
convinte che le donne non erano neppure esseri umani
dacché non avevano l’anima; e che, in molti Paesi, fosse
ritenuto giusto fino a pochi anni fa che esse non potessero
votare? Oggi queste cose, e altre ancora, ci sembrano assurde
e improponibile ogni discussione sul punto. Eppure filosofi,
scienziati, giuristi, per non parlare dei tanti uomini comuni
che hanno ucciso, soggiogato, violentato nel nome di queste
convinzioni, hanno sostenuto queste assurdità, impegnando
la loro forza, la loro intelligenza e, quando era il caso, la loro
cultura e la loro scienza. Ed erano le stesse persone che
educavano i loro figli nel rispetto dei principi religiosi; erano
le stesse persone che facevano elemosine, assistevano i
malati, svolgevano anche ad alto livello professioni
impegnative. Eppure… Oggi, nel nostro Paese, siamo arrivati
a discutere seriamente della non applicabilità della legge
penale al presidente del Consiglio, cioè a un cittadino cui è
affidato un pubblico servizio, probabilmente il più
importante che ci sia in un paese democratico. Siamo
arrivati a teorizzare che è giusto che questo cittadino possa
corrompere giudici, falsificare bilanci, commettere frodi
fiscali, e che però non possa essere processato. Siamo arrivati
a teorizzare che, anche se questo cittadino venisse sorpreso
subito dopo aver ucciso la moglie, ancora con il coltello
sanguinante in mano; oppure se 50 persone lo vedessero
mentre prende a calci un cane, lasciandolo agonizzante
sull’asfalto; ebbene sarebbe giusto non processarlo. Perché,
si dice, egli è stato eletto dal popolo; e la volontà popolare
deve essere rispettata prima di tutto, perfino prima
della possibilità di irrogare le giuste sanzioni per
crimini eventualmente commessi; perfino prima del
principio di uguaglianza tra i cittadini che è il
cardine degli ordinamenti democratici nei Paesi
moderni. Ma potrebbe la volontà popolare portare
un assassino al potere? E, se così avvenisse, sarebbe
giusto che l’ordinamento giuridico non apprestasse
rimedi per una simile assurdità? E mi accorgo che
anche io sto cadendo nella trappola, che discuto e
mi sforzo di portare argomenti per confutare
l’indifendibile, per dimostrare un’assurdità che è
evidente di per sé; un’assurdità che, tra qualche
anno (ma quanti, accidenti, quanti?) tutti
considereranno con stupore e indignazione, così
come oggi si pensa con stupore ed indignazione alla
ormai lontana sofferenza legalizzata di ebrei,
“negri” e donne. Perché la domanda non è, non deve
essere: “Questo Lodo Alfano è giusto o no?” La
domanda deve essere: “Ma come siamo arrivati a
tanto? Dove abbiamo sbagliato?”

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