sabato 2 gennaio 2010

Lettera ad una figlia di emigrante

Cara Maria,
ti scrivo sull'eventualità di trasferirti in Italia...

Non lasciarti fregare dal clima.

Ha ragione Metternich, siamo un'espressione geografica, una penisola che si getta in mezzo al mare e semmai una nazione abusiva che non si merita niente.
Un colpo di culo di mille disperati che 150 anni fa ci ha trasformati in una barzelletta agli occhi di tutto il mondo.

Non farti fregare da due spaghetti e un trancio di pizza.

Ha ragione tuo padre, solo chi è stato all'estero può sapere che differenza c'è tra una nazione vera ed uno scherzo della politica e chi ti consiglia ti tornare nel luogo natio dei tuoi cari vuol dire che non sa proprio cosa ti sta consigliando.

Siamo un popolo che si è lasciato ottenebrare dalla tecnologia di bassa lega, prima la tv (in mano a degli oligarchi di basso profilo e con delle intenzioni pessime), oppure più di recente l'attenzione ai cellulari: c'è gente che ne ha ben tre (per fare cosa? neanche che gli italiani fossero maghi nella bilocazione - o tricolocazione!).

Siamo un popolo di furbi che con la coscienza illibata vota altrettanti politici furbi pensando di essere nel pieno delle proprie facoltà mentali e cognitive e forse neanche tanto inconsciamente spera di ricevere un ritorno di qualche genere, un aiuto, una raccomandazione, un'agevolazione, se non un'elusione od un'evasione di tasse o di altri obblighi.

Noi? Noi non abbiamo coraggio, siamo codardi, forse frenati dal timore di perdere le amicizie, i nostri cari, i contatti fin qui instaurati, o forse anche dal timore dell'ignoto (che poi è una scusa, non è neanche tanto ignoto il fatto che all'estero staremmo meglio).

Eravamo un paese con un'istruzione ottima che dava una cultura generale ben superiore alla media mondiale ed ora invece stiamo scendendo sempre di più.

Eravamo un paese in cui i giovani non avevano il mito della sbronza, semmai la cultura del vino, dell'assaggio e del gusto e invece negli ultimi 10 anni siamo riusciti ad importare anche questa piaga sociale. Quando vedo passare o sento parlare ragazzi delle superiori o dell'università e sento che programmano la serata con così tanto alcool da mandare a fuoco l'intera città, un'enorme tristezza mi pervade per loro e per il loro ed il nostro futuro.

Quindi concludo con un'esortazione: se vuoi aumentare le possibilità di un futuro roseo e pieno di speranza, scegli un paese qualsiasi diverso dall'Italia dove lavorare e vivere: se proprio vuoi, passa di qui per un saluto o una vacanza, sarai sempre ben accetta, perché tra le poche cose buone di questo paese c'è che ti può capitare (non sempre) di incontrare gente aperta ed accogliente che si può fare in quattro per aiutarti perché magari ne ha già passate di cotte e di crude.

Poi, se non vuoi accettare il consiglio, fai come credi, ma sappi che è disinteressato e con cognizione di causa.

Sinceramente, Riccardo.

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