mercoledì 21 gennaio 2009

Speriamo...

Giusto un intervento al volo per un rimando al principale fatto di attualità di questi giorni (dopo il caso Kakà).
Probabilmente vi sarete forse anche annoiati a vedere/sentire la grande quantità di servizi che i media ci hanno riversato in questi giorni su Obama.
Al di là degli aspetti puramente celebrativi o di gossip, non so se avete letto o sentito per intero il discorso che Obama ha fatto in occasione del giuramento; probabilmente lo avrete già fatto, in caso contrario potete trovare il testo al link:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/esteri/obama-insediamento/testo-discorso-italiano/testo-discorso-italiano.html

Premesso che sono sempre diffidente nei confronti dell'esaltazione e mistificazione di un essere umano, premesso inoltre che personalmente non sono in grado allo stato attuale di dare un giudizio su Obama, e ribadito il concetto che comunque alle parole dovrebbero seguire i fatti (e su questo deve essere giudicato un politico), non posso fare a meno di sottolineare la forza di alcuni passi, tipo:

"Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada."

"Noi sappiamo che il nostro retaggio a patchwork è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l'amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l'America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace."

"Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d'acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra, che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l'indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso."

"Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia".

Ripeto, per ora sono solo parole: ma se le parole di Obama sono sincere, God bless America!

1 commento:

  1. Mai come in questo caso direi che le parole sono significative, confrontandole con gli slogan dell'amministrazione Bush: asse del male, stati canaglia, guerra preventiva.
    Già il fatto che Obama dichiari questo significa di fatto cambiare gli equilibri politici del mondo. Non è certo un caso che l'attacco di Israele a Gaza sia cessato il giorno prima del suo insediamento: alle critiche del mondo verso la sua aggressività Israele poteva a buon diritto rispondere "noi abbiamo l'11 settembre in casa e se la guerra preventiva è legittima la nostra lo è 100 volte". Oggi non può più.
    Sarò ottimista. Credo che questo sia oggettivamente l'inizio di un diverso equilibrio mondiale. Speriamo migliore, economia permettendo...

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