martedì 3 marzo 2009

Un problema di diritti


Scrivo in merito all'appassionante dibattito avvenuto su questo blog, (vedi "I Medici non denunceranno, FNOMCEO: DOCUMENTO DEL CONSIGLIO NAZIONALE SUL DDL "SICUREZZA", martedì 24 febbraio, e relativi commenti, già moltodensi per sopportare un mio ulteriore spunto,ed ecco perchè questo post).


La questione della denuncia da parte dei medici dei clandestini tocca, a mio parere, un tema più profondo di quando non si immagini, reso scottante dalle tragedie che il '900 ci ha insegnato possibili, quando viene meno la convinzione condivisa che gli uomini siano depositari di "diritti di natura".


Se il diritto naturale esiste, un uomo ne gode qualunque sia la sua posizione nei confronti dello Stato di provenienza o di approdo, qualunque sia la sua fedina penale, sporca o pulita, o le sue intenzioni di sporcarla domani col più efferato crimine che, mi permetto d'aggiungere, finchè non è compiuto, non è imputabile a nessuno, in uno stato di diritto.


Se, invece, affermo che il diritto naturale non esiste o su di esso prevale quello dei cittadini "di diritto" a cui i governanti dovrebbero dare la "precedenza", mi trovo nella situazione che, finchè appartengo ad una comunità, iscritta, registrata, riconosciuta come membro di essa, sono tutelata nei miei diritti civili e "personali" (la vita, la sicurezza, la libertà, la proprietà privata, almeno negli stati d'impronta liberale); ma se mi accade di essere... esiliata, fuggitiva, immigrante,deportata, s-comunicata, rifugiata, profuga, apolide, per qualsiai motivo, in quanto "senza stato"sono "senza diritti".


E' già successo che, anche in ambito filosofico doc, si sostenese che il diritto è solo nello e grazie allo Stato. Era, guarda un pò, nella Germania di Hegel, intorno al 1830, nella stessa Berlino dove, un secolo dopo fu possibile epurare, marchiare,ghettizzare, privare di casa, alloggi, assistenza, beni, deportare, infine sterminare milioni di persone dichiarate....extra-comunitarie.


Attenzione!!!!!!


Infine. Nel dibattito sopra citato, qualcuno chiede ai medici di non fare politica, ma il loro lavoro. Appunto, cioè curare e alleviare le sofferenze umane, senza alcuna altra considerazione. Di qui l'inaccetabilità della  politicizzazzione, militarizzazione, resonsabilizzazione di categorie come i medici e tutti i privati cittadini, ivitati a fare i giustizieri, che domani vdranno nell'altro nonun loro "simile" maunpericolososospteto da sorvegliare. A me sembrase sepmre più un  inferno orwelliano.. 

1 commento:

  1. La mia non voleva essere una critica all'esigenza di stabilire norme che regolino il vivere civile. So che sono necessarie. Mi spaventa che il rispetto di norme a tutela di una comunità nazionale (il mio paese, la mia nazione, il mio popolo o che altro), possa prevalere sulla percezione di appartenere alla stessa razza umana, senza limiti geografici e/o etnici, religiosi eccc. Di fronte ad un bambino, uomo, donna, vecchio, disdratato o malnutrito, o ferito o altro, io devo poter sentire che il dolore che prova è anche quello che al suo posto potrei provare io e non chiedermi se ha la carta d'identità in regola. L'esempio del nazismo era volutamente forte. Eppure nessuno mi toglie dal cuore l'angoscia per un fatto inspiegabile successo a NOI poco tempo Fa: cioè che milioni di persone di colpo ci siano sembrate non uomini perché dichiarati stranieri, e su di essi sia stato possibile scatenare ogni forma di efferato sadismo di massa senza che questo impedisse ai carnefici di ritenersi ripettabili difensori dell'ordine.
    A tal proposito chi avesse voglia...
    Hanna Arendt "La banalità del male"...giusto per non dimenticare....

    RispondiElimina