lunedì 8 giugno 2009

battaglie di principio

Rispondo al commento di Enrico al mio post sul docente e il questionario sull'ora di religione.


Anche io non credo alle battaglie di principio: crocifisso si/no, chador o piercing in classe o no. Per un semplice motivo: la scuola, per me, è il luogo dove le opinioni si formano, non si "insegnano", è il teatro dove smontare ogni visione del mondo precostituita e mostrarne agli studenti origini, moventi, più o meno trasparenti, in pieno rispetto delle pisizione di utti, senza osannarne o condannarne nessuna, anche quella a me più lontana.


Io ho discusso con studenti che venivano al compito col gagliardetto di Mussolini ostentato sul banco, ho dato 8 a temi ben scritti, che contenevano l'esatto contrario di quello che penso su questioni per me cruciali, fede, politica, etica ecc., ho prestato libri di approfondimento a gente che praticava per moda forme di satanismo; se la classe è orientata a sinistra, difendo provocatoriamente tesi di destra e viceversa, e quando non posso farlo, per non cadere in totale incoerenza con me stessa, dichiaro il mio punto di vista, perchè mi sembra di proteggerli molto di più dal rischio di plagio da parte mia, se permetto loro di riconoscere il punto di vista dal quale parlo, piuttosto che presentare come "imparziale" ciò che dico.


Io credo che non si debba avere paura di pensare, mai,. né di discutere o distruggere una posizione, noj esistono tabù; ma vedo che sempre di più a scuola si scambia una strisciante forma di censura e autocensura sui temi scottanti, come rispetto delle opinioni degli altri. Meglio non dire un'opinione, per non condizionare chi mi ascolta? Ma un'opinione detta è discutibile, contestabile dai miei avversari, dovrebbero ringarzarmi per la possibilità di combatterla ad armi pari ...o no? Se, invece, non la dichiaro, resta lì, sicura di sé, inattaccabile da ogni confrontoi con l'altro e di solidifica, si ossifica e chi la smonta più.


Perché togliere un crocifisso dovrebbe rassicurare i non cristiani...piuttosto esponiamo accanto i simboli di tutti gli altri credi e usiamo le nostre ore per discuterne i significati, decostruirne i simboli, raccontarne la storia, evidenziare le strumentalizzazione politiche a loro riguardo e, poi, magari dopo dibattito, decidiamo insieme ai ragazzi se tenerli appesi  o no.


Io sono credente, ma non mi spaventa mettere in discussione la mia fede, la mia culutra religiosa, le mie posizioni, perchè dovrei temere che i miei ragazzi facessero altrettanto...ci arriveranno da soli a decidere in cosa credere. Io, insegnante, posso solo, metterli nelle migliori condizioni per trovare la LORO verità...perché se la verità (qualunque cosa sia) non è MIA, allora non è VERA per me.


Quindi quel prof forse non era un   grande insegnante ma, fosse stato mio collega, mi avrebbe interessato disuctere con lui e i suoi studenti di quel questionario, farne occasione di riflessione per tutti, magari lo spunto di un progetto sperimentale della scuola che, insieme ai docenti di religioni, si occupasse di come inserire la riflessione sul sacro e il dibattito relativo ad esso, nel curriculum dei ragazzi, coinvolgendo proprio i non fruitori dell'ora di religione...Chissà, magari, l'anno dopo, l'avrebbero affollata in molti di più...anche solo per vedere che ne sarebbe stato dei loro consigli e punti di vista...

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