mercoledì 28 aprile 2010

Capital bebè


 


 


E’ uscito in Italia, presso Einaudi il libro Da Consumati a Consumatori di B Barber


Leggetevi l’intervista all’autore per intero. Io ho selezionato i passaggi che mi sembravano più interessanti


http://www.politicaresponsabile.it/uploaded/barber.pdf


 


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=23104


 


Io ho selezionato i passaggi che mi sembravano più interessanti


 


“Nella sfera economica si assiste da tempo a una banalizzazione, un´infantilizzazione dei consumi, un istupidimento delle merci e anche dei prodotti culturali per far sì che siano appetibili agli adolescenti o ai bambini. In parallelo occorre dare potere economico agli adolescenti e ai bambini, perfino le carte di credito, per conquistare fasce di acquirenti sempre più precoci».
 «Dalle sue origini il capitalismo occidentale ha avuto la capacità di soddisfare reali bisogni di massa, e quindi aveva un´utilità sociale, che si conciliava con l´arricchimento privato e l´accumulazione del capitale in mano alla borghesia industriale. Inoltre l´etica protestante della gratificazione differita esaltava la virtù del risparmio e questo favoriva l´investimento. Per 400 anni questo sistema ha funzionato così bene da sfociare in una situazione, dopo la seconda guerra mondiale, in cui gran parte del ceto medio nei paesi sviluppati aveva ormai soddisfatto tutti i suoi bisogni. Di fronte al rischio di una crisi della crescita il capitalismo ha operato una riconversione: si è messo a produrre bisogni ancora prima di produrre beni. Quello fu l´inizio dell´era del sovra-consumo, l´inaugurazione del nuovo ethos infantilista».
 «Il capitalismo contemporaneo esalta lo spendere anziché il risparmiare, il vendere anziché l´investire. L´idea di servire la società è sostituita dall´edonismo, la centralità del piacere, il servire se stesso. Adolescenti e bambini diventano l´archetipo, il modello del consumatore ideale perché sono impulsivi, non riflettono a lungo prima di comprare. Perciò il marketing e la pubblicità hanno spostato le frontiere dei consumi verso fasce d´età sempre più basse: prima gli adolescenti, ora anche i bambini di tre anni».
È cambiato anche il consumatore adulto. Abbiamo la sindrome di Peter Pan, il mito dell´eterna giovinezza, incoraggiato dalla pubblicità e dall´entertainment. […]
«Nel capitalismo attuale la nostra identità primaria e soverchiante è quella di consumatore, non cittadino. Il ruolo dello Stato viene sminuito, svuotato, contestato. La stessa politica diventa marketing, i candidati si vendono come prodotti di largo consumo. Si consolida l´idea che l´unico modo attraverso cui noi esercitiamo una forma di potere, è quando compriamo». […]
 «Il vero paradosso è che viviamo in un mondo dove chi ha il denaro non ha più dei bisogni reali, mentre chi ha ancora enormi bisogni insoddisfatti, non ha potere d´acquisto. Dobbiamo costringere il capitalismo alla sua vocazione primaria: soddisfare i bisogni materiali dove ci sono. È qui che c´è spazio per una nuova crescita, più sana ed equa. Non è l´illusione di un capitalismo altruista, bensì l´uso della molla del profitto al servizio delle domande più urgenti per l´umanità». “

 


 


Nessun commento:

Posta un commento