domenica 24 luglio 2011
domenica 30 gennaio 2011
ultimo sondaggio sul premier
Ultimo sondaggio sul premier: 6 italiani su 10 a favore dell'eutanasia
giovedì 27 gennaio 2011
rimuoviamolo
Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E’ la Repubblica che deve rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà dei cittadini e la loro effettiva partecipazione.
(art.3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese)
Ma cos’è la Repubblica? E’ l’Italia stessa la cui sovranità è del popolo ossia di tutti i suoi cittadini.
(art.1: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione)
Cosa devono fare i cittadini? In presenza di un soggetto anche istituzionale che aumenta la propria libertà a discapito della libertà dei cittadini, questi hanno l’obbligo morale e civile nonché costituzionale di rimuovere questo ostacolo.
(art.2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale)
Ora mi domando: come può esistere la possibilità che un cittadino italiano venga chiamato dai giudici a rispondere di accuse comunque sostenute da prove almeno di una qualche apparente fondatezza e lui possa decidere di non presentarsi?
Possiamo noi italiani prenderlo di peso e portarcelo? Qualche altra idea?
martedì 16 novembre 2010
Come ci vedono dall'estero
da: http://www.repubblica.it/politica/2010/11/16/news/newsweek_berlusconi-9160225/
Il Guardian:
"Diventa sempre più difficile capire che cosa debba fare ancora Silvio Berlusconi per essere cacciato. Nella maggior parte dei Paesi, soltanto uno delle decine di scandali che lo hanno visto coinvolto sarebbe bastato per finirlo politicamente. Ogni volta che ne esplode uno nuovo, più sordido e incredibile del precedente, viene da pensare che questa volta non riuscirà a scamparla. Si pensa, speranzosi, questa volta non riuscirà a sopravvivere ad una sentenza che afferma che ha corrotto un avvocato perché testimoniasse il falso. O a scrollarsi di dosso la montagna di prove a sostegno del fatto che organizza con regolarità orge con escort a pagamento, nelle sue residenze private e ufficiali. Invece è ancora al potere, ancora il leader di uno dei paesi più colti ed importanti d'Europa. Dopo tutti questi anni, continua a sembrare incredibile". La conclusione è che "l'unico modo per liberare la politica italiana dalla sua immensa e deleteria influenza sarebbe che morisse, oppure che il Paese subisse una completa e programmatica deberlusconizzazione, nel tentativo di tornare alla normalità dopo 20 anni di lavaggio del cervello televisivo". Fra le due è più probabile la prima, si legge sul Guardian, "anche se appare molto lontana".
sabato 2 gennaio 2010
Lettera ad una figlia di emigrante
ti scrivo sull'eventualità di trasferirti in Italia...
Non lasciarti fregare dal clima.
Ha ragione Metternich, siamo un'espressione geografica, una penisola che si getta in mezzo al mare e semmai una nazione abusiva che non si merita niente.
Un colpo di culo di mille disperati che 150 anni fa ci ha trasformati in una barzelletta agli occhi di tutto il mondo.
Non farti fregare da due spaghetti e un trancio di pizza.
Ha ragione tuo padre, solo chi è stato all'estero può sapere che differenza c'è tra una nazione vera ed uno scherzo della politica e chi ti consiglia ti tornare nel luogo natio dei tuoi cari vuol dire che non sa proprio cosa ti sta consigliando.
Siamo un popolo che si è lasciato ottenebrare dalla tecnologia di bassa lega, prima la tv (in mano a degli oligarchi di basso profilo e con delle intenzioni pessime), oppure più di recente l'attenzione ai cellulari: c'è gente che ne ha ben tre (per fare cosa? neanche che gli italiani fossero maghi nella bilocazione - o tricolocazione!).
Siamo un popolo di furbi che con la coscienza illibata vota altrettanti politici furbi pensando di essere nel pieno delle proprie facoltà mentali e cognitive e forse neanche tanto inconsciamente spera di ricevere un ritorno di qualche genere, un aiuto, una raccomandazione, un'agevolazione, se non un'elusione od un'evasione di tasse o di altri obblighi.
Noi? Noi non abbiamo coraggio, siamo codardi, forse frenati dal timore di perdere le amicizie, i nostri cari, i contatti fin qui instaurati, o forse anche dal timore dell'ignoto (che poi è una scusa, non è neanche tanto ignoto il fatto che all'estero staremmo meglio).
Eravamo un paese con un'istruzione ottima che dava una cultura generale ben superiore alla media mondiale ed ora invece stiamo scendendo sempre di più.
Eravamo un paese in cui i giovani non avevano il mito della sbronza, semmai la cultura del vino, dell'assaggio e del gusto e invece negli ultimi 10 anni siamo riusciti ad importare anche questa piaga sociale. Quando vedo passare o sento parlare ragazzi delle superiori o dell'università e sento che programmano la serata con così tanto alcool da mandare a fuoco l'intera città, un'enorme tristezza mi pervade per loro e per il loro ed il nostro futuro.
Quindi concludo con un'esortazione: se vuoi aumentare le possibilità di un futuro roseo e pieno di speranza, scegli un paese qualsiasi diverso dall'Italia dove lavorare e vivere: se proprio vuoi, passa di qui per un saluto o una vacanza, sarai sempre ben accetta, perché tra le poche cose buone di questo paese c'è che ti può capitare (non sempre) di incontrare gente aperta ed accogliente che si può fare in quattro per aiutarti perché magari ne ha già passate di cotte e di crude.
Poi, se non vuoi accettare il consiglio, fai come credi, ma sappi che è disinteressato e con cognizione di causa.
Sinceramente, Riccardo.
sabato 3 ottobre 2009
La miglior domanda degli ultimi 150 anni
lunedì 27 luglio 2009
il distorsore mi piace solo nel rock
Di Pietro risponde che milioni di cittadini uno cosi’ sono obbligati a tenerselo.
Intanto ogni volta che una sentenza sta per mandarlo in carcere lui fa una legge che lo depenalizza.
Poi ci sono 3 distorsioni: la prima e’ il conflitto di interessi che nessuno ha fatto valere e che gli permette di usare le istituzioni a fini personali e di guadagnare un fiume di soldi con cui bombarda i cittadini con una propaganda becera e mantiene al potere delle lobby che se ne avvantaggiano.
La seconda distorsione e’ il voto di scambio (si pensi a 62 seggi su 61 in Sicilia). Gran parte degli elettori sono disoccupati, vogliono un permesso di lavoro, una licenza, un posto pubblico, una sovvenzione, e gran parte e’ dominata dalla mafia che ha relazioni strette con Dell’Utri e quindi con Berlusconi. La guerra scissionistica tra ex FI e il Partito autonomista di Lombardo sta disegnando nuovi equilibri e bisognerebbe leggere molte cose alla luce di quelli
La terza distorsione e’ la mancanza di un’opposizione vera e forte che risolva le prime due questioni, e infatti due governi di csx non lo hanno fatto. Hanno invece contrattato la loro permanenza al potere senza variazioni.
Con l’IdV tutto questo puo’ cambiare. Per questo anche il Pd lo attacca, perche’ urta col patto infame che ha fatto con B
giovedì 30 aprile 2009
Ammerican cars of Italy
E alla fine i geniali inventori della Duna sono sbarcati da vincitori oltre oceano. E non certo portando pacchi di Euro (che la Fiat non ha) ma, secondo l'accordo, offrendo le proprie tecnologie innovative e la propria rete di distribuzione in Europa ed America Latina. In cambio: 20% delle azioni da oggi (senza mettere una lira di capitale, che sarà messo dai contribuenti americani e canadesi) e controllo di 3 dei 9 membri del Consiglio di Amministrazione.
Come dire: il colosso americano ha bisogno della tecnologia e della rete di organizzazione (!) made in Italy. Se non fosse scritto su tutti i giornali, sarebbe da non crederci, soprattutto in un momento di diffuso scoramento sociale e politico, tra le macerie di terremoti di ogni tipo. Un po' di ottimismo è lecito?
lunedì 20 aprile 2009
MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO...
Sembra sia di un tale Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia.
Provocazione? Forse: ma a volte le provocazioni servono a far sì che la nostra testa non si addormenti definitivamente...
"MA IO PER IL TERREMOTO NON DO NEMMENO UN EURO..." (di Giacomo Di Girolamo, redattore del Giornale di Sicilia)
Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda.
Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare.
Non do un euro perché è la beneficienza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell'italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficienza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull'orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l'uno con l'altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro.
Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l'economia del nostro Paese.
E nelle mie tasse c'è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella.
C'è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n'era proprio bisogno?
Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l'ha preso? Dove l'ha letto? Da quanto tempo l'aveva in mente?
Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E' un brand. Come la gomma del ponte.
Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l'unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c'è.
Io non lo do, l'euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po' dei loro risparmi alle popolazioni terremotate.
Poi ci fu l'Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l'Irpinia ci fu l'Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente.
Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima?
Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L'Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo.
Ecco, nella nostra città, Marsala, c'è una scuola, la più popolosa, l'Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d'affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C'è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto.
Ecco, in quei milioni di euro c'è, annegato, con gli altri, anche l'euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto.
Stavo per digitarlo, l'sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto.
Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l'alibi per non parlare d'altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all'opposizione) perché c'è il terremoto. Come l'11 Settembre, il terremoto e l'Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto.
Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia.
Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un' esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all'atto pratico.
E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c'è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia.
Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso.
Come la natura quando muove la terra, d'altronde.
Giacomo Di Girolamo
giovedì 30 ottobre 2008
Pasolini e gli italiani...
La poesia
Pasolini e gli italiani...
[...]
L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
[...]
(Da: "La Guinea", Poesia in forma di rosa, in "Bestemmia", volume primo, Garzanti, Milano 1993)
Audio e video: "Pasolini e gli italiani.ram" (Rai), dal finale del film di Marco Tullio Giordana, Pasolini, un delitto italiano (1995) (Youtube)
[Testo in inglese]
Intelligence will never have much value
in the collective judgment of this public's opinion.
Not even the blood of concentration camps
could draw from a million of our nation's souls
a clear judgment of pure indignation.
Each idea is unreal, every passion unreal,
in a people who lost their unity centuries ago
and use their gentle wisdom
only to survive, and not to gain freedom.
To show my face -my leanness-
to raise a single, childlike voice,
makes sense no longer. Cowardice accustoms us
to seeing others die atrociously,
locked in the strangest indifference.
So I die, and this too causes me pain.